Friday, August 26, 2011

Karl Marx and Roubini

Roubin can speak only of capitalism , of course 4 somebody trained in economics and with no solid tenets in political theory and history, it is fancy and vaguely hippy in the French anti establishment spirit of the 68s to quote Marx. I guess Marxism came 2 his mind while sipping some champagne at one of his multi billionaires meetings. After pronouncing the term with his usual defiance everybody knelt with awe and admiration. Last time divo hysteria was w/ Greenspan, since then fallen in disregard. definetively Roubini filled the gap while Bernanke perseveres with humility and difficulty to help readdress US economy

Sembra quindi che Karl Marx avesse ragione nel sostenere che la globalizzazione, l’intermediazione finanziaria fuori controllo e la ridistribuzione del reddito e della ricchezza dal lavoro al capitale potrebbero portare il capitalismo all’autodistruzione (la sua idea che il socialismo sarebbe stato migliore si è invece rivelata errata). Le aziende stanno tagliando posti di lavoro a causa di un’insufficiente domanda finale. Ma tagliare posti di lavoro riduce il reddito dei lavoratori, aumenta la diseguaglianza e diminuisce la domanda finale.

Le recenti manifestazioni di massa, dal Medio Oriente a Israele fino al Regno Unito, e la crescente paura in Cina – e ben presto in altre economie avanzate e nei mercati emergenti – sono tutte spinte dalle stesse problematiche e tensioni: diseguaglianza, povertà, disoccupazione e disperazione. Anche i ceti medi del mondo stanno provando le ristrettezze economiche legate alla riduzione di reddito e opportunità.

Per consentire alle economie orientate al mercato di funzionare nel modo corretto, dobbiamo ritornare al giusto equilibrio tra mercati e fornitura di beni pubblici. Ciò significa abbandonare il modello anglosassone del laissez-faire e dell’economia-vodoo e il modello dell’Europa continentale di welfare state (o Stato del benessere) spinto dal deficit. Entrambi i modelli sono risultati fallimentari.

Il giusto equilibrio richiede oggi la creazione di posti di lavoro, in parte mediante nuovi stimoli fiscali volti a incentivare le infrastrutture. Serve altresì una maggiore tassazione progressiva, maggiori stimoli fiscali nel breve periodo attraverso una disciplina fiscale nel medio e nel lungo periodo, l’appoggio di un prestatore di ultima istanza da parte delle autorità monetarie per prevenire rovinose corse agli sportelli, una riduzione del peso debitorio per le famiglie insolventi e altri agenti economici in difficoltà, nonché supervisione e regolamentazione più severe per combattere un sistema finanziario fuori controllo, mettendo fine a banche troppo grandi per fallire e a imprese oligopolistiche.

Nel tempo le economie avanzate dovranno investire in capitale umano, competenze e reti di sicurezza sociale per aumentare la produttività e consentire ai lavoratori di competere, essere flessibili e vivere bene in un’economia globalizzata. Come negli anni 30, le alternative sono stagnazione, depressione, guerre valutarie e commerciali, controlli sui capitali, crisi finanziarie, insolvenze sovrane, instabilità sociale e politica.

Copyright: Project Syndicate, 2011 www.project-syndicate.org Traduzione di Simona Polverino

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